La prolattina è un ormone prodotto a livello ipofisario fisiologicamente deputato alla preparazione e al sostentamento della lattazione. In condizioni fisiologiche le concentrazioni di prolattina variano secondo un preciso ritmo circadiano essendo più elevate nel sonno e nell’ora successiva al risveglio, la concentrazione di prolattina varia inoltre in relazione al ciclo mestruale, alla gravidanza e ovviamente in allattamento.
Al di fuori dei fisiologici livelli di prolattina che ammontano a 2-12 mg/l per l’uomo e 4-20 mg/l nella donna si configura la condizione generalmente definita iperprolattinemia. L’iperprolattinemia è generalmente correlata nella donna ad alterazioni del ciclo mestruale con oligomenorrea, irregolarità mestruali (sia anticipi che ritardi) nei casi più gravi invece questi disturbi possono evolvere in galattorrea, amenorrea ed infertilità.
Nell’uomo elevati livelli di prolattina sono generalmente correlati a calo del desiderio e della potenza sessuale, che nei casi più gravi evolvono in oligospermia, infertilità, ginecomastia e raramente galattorea. Statisticamente l’iperprolattinemia si verifica in circa 200 soggetti/milione con maggiore prevalenza nei soggetti di sesso femminile. Le principali cause sono da ascriversi alla presenza di prolattinomi che rappresentano il 50-60% dei casi, a forme idiopatice che coinvolgono il restante 30%dei casi, mentre la parte restante è generalmente dovuta all’utilizzo di farmaci quali antinausea, antivomito,procinetici gastrointestinali, neurolettici psicotici, oppiacei, estrogeni( a dosi elevate) e antiandrogeni.
Escludendo ovviamente i prolattinomi, che prevedono opportuni protocolli di trattamento, e le iperprolattinemie iatrogene, che generalmente si affrontano cambiando l’approccio terapeutico, rimangono d trattare le forme idiopatiche per cui il trattamento farmacologico rappresenta oggi la terapia di elezione. A questo scopo vengono generalmente utilizzati farmaci dopaminergici che mimano appunto l’azione del principale inibitore fisiologico della secrezione di prolattina, la dopamina che, come i suoi analoghi, interviene normalizzando i livelli dell’ormone indipendentemente dal meccanismo dell’iperprolatinemia.
Non tutti i casi comunque possono configurarsi in prima battuta nella terapia farmacologica, infatti ricordando che nella maggior parte dei casi le iperprolattinemie funzionali si classificano come lievi o moderate un approccio farmacologicamente meno “impattante” potrebbe rivelarsi un’interessante alternativa da considerare. A questo punto entra in gioco il derivato estrattivo altamente standardizzato di Vitex Agnus Castus, i frutti di questa pianta, comunemente nota anche come “pepe del monaco” sono tradizionalmente impiegati da più di 2500 anni in prevalenza nel trattamento di disturbi di natura ginecologica, esistono infatti numerose testimonianze di origine egizia, romana e medioevale di tali applicazioni. Da un punto di vista biochimico questi frutti sono particolarmente interessanti per il loro contenuto in flavonoidi (tra cui evidenziamo casticina, kaemperolo e isovitexina) e glicosidi iridoidi (tra cui ricordiamo agnuside e aurcubina).
Il derivato estrattivo attualmente disponibile viene realizzato per estrazione etanolica dai frutti maturi (generalmente viene titolato al 4% in agnuside), tale estratto sembra manifestare , sia in vivo che in vitro, una spiccata azione dopaminergica con evidenti manifestazioni a carico dei livelli di prolattina: gli effetti terapeutici dell’estratto di frutti di Vitex Agnus Castus sono stati ampiamente indagati con esito positivo in numerosi studi (1-16), confermandone le notevoli potenzialità terapeutiche, alla luce di queste analisi l’estratto può senza ombra di dubbio essere considerato un ulteriore strumento a disposizione del terapeuta nel trattamento dei disturbi correlati ad alterati livelli di prolattina.
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