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Stimolare la sintesi endogena di collagene ed elastina?

Autore: Dr. Alexader Bertuccioli

Trovare una soluzione per l’annosa questione dell’incremento della sintesi del collagene, è qualcosa già di per se eccezionale se pensiamo alle innumerevoli applicazioni in ambito ortopedico, traumatologico e reumatologico. È sempre stata molto forte, infatti l’attenzione verso tutte le specialità che si occupano della salute delle articolazioni, ma che possono trovare anche applicazioni estetiche, dalla fase post chirurgia, all’ anti-aging, passando per il post dimagrimento. Se poi ad essere stimolata non è solamente la sintesi del collagene ma anche quella dell’elastina, il formulato in questione assume delle connotazioni che, definire entusiasmanti, è senza ombra di dubbio quantomeno riduttivo.

Per illustrare correttamente il meccanismo di funzionamento di un simile formulato è necessario effettuare un richiamo alla fisiopatologia dell’infezione batterica. E’ noto a ogni professionista del settore biomedico, come diverse specie di batteri patogeni siano in grado di “farsi strada” all’interno di tessuti dalla forte componente connettivale, grazie alla capacità di produrre “collagenasi” ed “elastasi”, ovvero specifici enzimi deputati, rispettivamente, alla lisi di collagene ed elastina. Questi enzimi agiscono scindendo il loro target molecolare in piccole sub-unità caratterizzate dalla presenza delle sequenze di 2-3 peptidi PROLINA-IDROSSIPROLINA e PROLINA-IDROSSIPROLINA-GLICINA.           Ovviamente anche l’organismo umano mette in atto opportune contromisure per fronteggiare l’infezione batterica, oltre all’ovvia risposta immunitaria, e anche le linee cellulari deputate alla sintesi delle principali componenti del tessuto connettivo quali collagene ed elastina vengono chiamate in causa: si assiste, così, ad un cospicuo stimolo dell’attività sintetica di condroblasti e fibroblasti. Recenti studi attribuiscono proprio alle sequenze di 2-3 peptidi PROLINA-IDROSSIPROLINA e PROLINA-IDROSSIPROLINA-GLICINA il principale ruolo di stimolo a livello cellulare. Pare infatti che questi peptidi possano avere, innanzitutto, un effetto chemiotattico a cui segue, dopo il riconoscimento delle specifiche sequenze, un aumento della deposizione di collagene. Proprio questo meccanismo d’azione potrebbe stare alla base dei successi piuttosto modesti e degli insuccessi ottenuti con idrolizzati non biologici di collagene, prodotti utilizzando agenti denaturanti come, ad esempio, l’acido cloridrico. Simili soluzioni, infatti, portano generalmente ad ottenere aminoacidi liberi e non i piccoli peptidi fondamentali per il riconoscimento e l’attivazione cellulare.

Con l’idrolisi di collagene ed elastina di qualità alimentare ottenuta mediante lavorazione con collagenasi ed elastasi batteriche, invece, è possibile “ingannare il sistema” riproducendo il segnale molecolare che porta all’attivazione dei processi sintetici in totale assenza di qualsiasi molecola infettiva o comunque patogena.

Chiariti sinteticamente i meccanismi d’azione implicati, risulta piuttosto semplice effettuare una disamina delle principali applicazioni ampliando quanto detto in precedenza, ovvero tutta quella serie di patologie che vedono una compromissione del connettivo dovuta ai più svariati motivi come: traumi, invecchiamento, patologie autoimmuni, forti variazioni ponderali, interventi chirurgici, movimenti ripetitivi usuranti eccetera.

DISTURBI DELL’APPARATO LOCOMOTORE:

DISTURBI DELL’APPARATO TEGUMENTARIO

Anche nel caso degli idrolizzati biologici l’analisi della biodisponibilità rimane un fattore fondamentale: è  emerso che questi piccoli peptidi dimostrano una biodisponibilità ottima, risultando assorbiti intorno al 95% della quota somministrata e non necessitando, quindi, di nessun intervento a livello di tecnica farmaceutica per implementarne l’assorbimento. Nonostante le ottime caratteristiche e le innumerevoli potenzialità degli idrolizzati biologici di collagene ed elastina, la performance di queste molecole può essere ulteriormente migliorata con una soluzione tanto semplice quanto efficace: andando ad esaminare i meccanismi biochimici che intervengono nella sintesi di queste molecole emerge subito, molto chiaramente, come l’acido ascorbico ricopra un ruolo di primaria importanza intervenendo come co-enzima in entrambi i processi sintetici. Quindi, somministrando l’acido ascorbico contestualmente agli idrolizzati biologici, oltre ad implementare i meccanismi di sintesi, è possibile fornire un adeguato supporto a livello co-enzimatico per favorire ulteriormente i processi di sintesi. La formulazione, con queste caratteristiche, è disponibile con il nome commerciale di DDM-Matrice, un nuovo potente strumento a disposizione di tutti i professionisti della salute e del benessere!

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