Nel quotidiano proliferare di nuove proposte, si rendono sempre più necessari nuovi strumenti da utilizzare nella valutazione di un formulato fitoterapico. A seconda delle diverse scuole di pensiero sono tanti i parametri che vengono proposti a sostegno o a discapito di alcune categorie di formulati piuttosto che altri e in mezzo a questo mare di prodotti, proposte, scuole di pensiero (più o meno scientifiche) come è possibile orientarsi razionalmente evitando di sprecare inutilmente tempo denaro ed energie? Un buon punto di partenza è senza ombra di dubbio quello di isolare dei parametri oggettivi ben precisi che in maniera sequenziale possono guidare l’operatore nella valutazione di un formulato:
Prima di schematizzare graficamente quanto appena affermato è senza ombra di dubbio profittevole analizzare ogni singolo parametro evidenziandone le peculiarità.
1. ESISTENZA DI UN RAZIONALE
La conoscenza del razionale è sicuramente il primo aspetto da valutare nella disamina delle caratteristiche di un formulato. Un razionale è per definizione qualcosa che segue un ragionamento logico, che dopo un processo di sequenze non porta ad imprevisti, ma ad un risultato ovvio ed univoco. Applicando questa definizione a un sistema biologico risulta chiaro come, a cagione delle tante variabili implicate, debba essere lasciato un certo margine di tolleranza. Considerato ciò relativamente alle dinamiche proprie di un formulato il razionale rappresenta il motivo per cui quella determinata formula deve funzionare esercitando i suoi effetti benefici sull’utilizzatore; implica una conoscenza approfondita dell’eziopatogenesi del disturbo/condizione/patologia che si vuole trattare e della cinetica, della dinamica e del meccanismo d’azione della molecola (o delle molecole) utilizzate.
2. UTILIZZO DI MATERIE PRIME TITOLATE E STANDARDIZZATE
Per garantire la qualità e la ripetibilità degli effetti di un formulato è fondamentale che le materie prime utilizzate siano innanzitutto titolate e standardizzate. Pur sembrando ovvie queste premesse, spesso e volentieri non vengono applicate in quanto dietro la spinta del marketing o a causa di una limitata conoscenza, spesso alcuni formula tori, inseguendo il mito della “naturalità”, propongono l’utilizzo di derivati estrattivi difficilmente standardizzabili e quindi dal titolo piuttosto opinabile. Inoltre si rende necessario operare una netta distinzione tra i due livelli di standardizzazione che devono essere operati; infatti è necessario, si operare una standardizzazione chimica volta a qualificare l’estratto standard da utilizzare come riferimento, ma è ancora più importante operare una standardizzazione di processo, volta a garantire che tutte le fasi, dalla coltivazione delle specie vegetali all’estrazione degli attivi (con tutti i processi intermedi che ne conseguono), avvenga con modalità uniformi. La standardizzazione di processo è fondamentale per garantire la riproducibilità di un estratto minimizzando le variabili che possono condurre alla realizzazione di estratti non uniformi.
3. BIODISPONIBILITÀ DELLE MATERIE PRIME E CONOSCENZA DELLA LORO EMIVITA
Quella della biodisponibilità è una questione tutt’ora molto controversa in quanto pur essendo di fondamentale importanza spesso e volentieri viene trascurata in ambito fitoterapico. Non è assolutamente comprensibile infatti come mai per una qualsiasi molecola di utilizzo farmacologico vengano studiati minuziosamente fattori come natura chimica, farmacocinetica, farmacodinamica e metabolismo (detossificazione in particolare) per definirne chiaramente il comportamento in vivo, mentre per un fitoterapico si dà per scontato che un qualsiasi estratto o, peggio ancora, una droga polverizzata, sia in grado di essere pienamente disponibile così com’è. Per garantire l’efficacia di un formulato la biodisponibilità dei suoi componenti è fondamentale, si rende quindi necessaria un’approfondita conoscenza dei parametri sopracitati, anche per quanto riguarda un derivato erbale. Alcune molecole, infatti, a cagione della loro natura chimica, potrebbero essere scarsamente assorbite, oppure potrebbero essere riestruse con estrema efficienza da sistemi quali Multi Drug Resistance 1 (MDR1), rapidamente metabolizzate dal sistema dei citocromi o semplicemente modificate e inattivate per l’azione di succhi gastrici ed enzimi digestivi. In tutti questi casi è possibile, conoscendo minuziosamente le caratteristiche delle molecole, intervenire mediante opportune tecniche farmaceutiche per compensare questi fattori garantendo un ottimale biodisponibilità.
4. ESISTENZA DEI DATI DI TOSSICITÀ
Anche per quanto riguarda la tossicità è fondamentale che vengano eseguiti opportuni test volti a studiare il comportamento del formulato preso in esame, questo in quanto è bene ricordare che la derivazione vegetale degli attivi non è assolutamente garanzia di assenza di tossicità, basti ricordare che per esempio uno dei più forti (e quindi tossici) chemioterapici, il taxolo è di derivazione vegetale (da Taxus bacata). Inoltre non è possibile utilizzare con fini predittivi i dati riferiti a una droga polverizzata o a un estratto per valutare un formulato, questo in quanto intervenendo sulla biodisponibilità, utilizzando più estratti contemporaneamente e lavorando il tutto con eccipienti, non è possibile sviluppare un modello predittivo su quali saranno gli esiti in vivo. Il test di tossicità di un formulato è a oggi uno strumento insostituibile per garantirne la sicurezza.
5. ESISTENZA DEI DATI DI VALIDAZIONE CLINICA
La validazione clinica costituisce un altro punto cardine nella valutazione dell’efficacia di un formulato; infatti l’attività di una molecola dimostrata in vitro o in modelli animali, non è assolutamente garanzia di reale efficacia in vivo. Fattori già discussi come biodisponibilità, diverse peculiarità metaboliche o il sommarsi di questi fattori, possono rendere del tutto inefficace l’azione di un formulato nell’essere umano, anche se in modelli colturali o animali è stata dimostrata una certa attività. Per tutti questi fattori la validazione clinica di un formulato costituisce a oggi l’unica garanzia di efficacia di un formulato, l’unico modo per sapere essere certi riguardo ai seguenti aspetti: se funziona, quanto funziona, per chi funziona e in che condizioni funziona.
6. VALUTAZIONE DELLA POSSIBILE SENSIBILITÀ INDIVIDUALE
Altro aspetto spesso trascurato ma estremamente importante è quello riferito alla sensibilità individuale sia agli attivi che agli eccipienti utilizzati. Generalmente, per quanto riguarda questi aspetti, si fa riferimento a quanto riportato in letteratura scientifica o in farmacopea, dati sicuramente molto utili, ma che possono essere resi ancora più completi dall’integrazione con quanto ottenuto dal test di tossicità e dagli studi di valutazione clinica. E’ sicuramente buona norma e regola che il professionista dell’area sanitaria venga istruito in merito ai casi di sensibilità individuale nota verso una o più molecole contenute nel formulato preso in esame, così da poter effettuare più dettagliatamente la valutazione rischi/benefici relativamente al potenziale utilizzatore.
7. VALUTAZIONE DELLE POSSIBILI INTERAZIONI
Come per la possibilità di sensibilità anche la possibilità di interazione costituisce un rischio reale e estremamente importante da valutare. Per comprendere la reale entità del problema è bene riflettere come anche alimenti di origine vegetale di uso comune, come per esempio il succo di pompelmo o il pepe, siano stati in grado di agire a livello dei citocromi allungando l’emivita di numerose molecole metabolizzate da quei meccanismi, aumentandone l’efficacia o, in alcuni casi, la tossicità. Il altri casi è possibile che diverse molecole presenti in un formulato interagiscono tra loro formando nuovi composti che, a seconda dei casi, potrebbero aumentarne o ridurne l’efficacia. Ovviamente le interazioni possono essere possibili anche tra diversi formulati o tra alimenti e formulati. Per questo si rende estremamente importante avere a disposizione tutti i dati attualmente noti per poter effettuare una valutazione quanto più completa di tutti i possibili casi di interazione, onde valutare se l’utilizzo è possibile, in quali condizioni e con quali accorgimenti, in modo da istruire nel migliore dei modi i potenziali utilizzatori.
8. RAPPORTO COSTO/BENEFICI
Altra valutazione importante, o quantomeno deontologicamente corretta, è quella inerente il rapporto costi/benefici della terapia o del protocollo di integrazione proposto. Come sarà semplice comprendere anche buona parte di questa valutazione viene costituita sulla base dei dati ricavati nelle precedenti valutazioni. Sulla base dei dati di efficacia rilevati mediante la valutazione clinica sarà quindi possibile valutare quanto il costo del formulato sia giustificato per trattare/prevenire con quel margine di efficacia quello specifico disturbo. Molto importante a tal fine sarà anche la valutazione del costo/terapia ovvero l’incidenza giornaliera del costo del formulato per raggiungere l’efficacia attesa. Sulla base di questi dati si valuterà quindi se la spesa richiesta giustifica le potenzialità terapeutiche del formulato.
9. MODALITÀ DI ASSUNZIONE/COMPLIANCE DEI PAZIENTI
Ultimo, ma comunque rilevante, è anche la modalità di assunzione del formulato, parametro che influenza direttamente la compliance da parte dei pazienti. Infatti modalità di assunzioni estremamente complesse o frazionarie potrebbero riscuotere una scarsa aderenza alla terapia/protocollo integrativo da parte dei pazienti/utilizzatori, fattore oggettivamente banale, ma in grado di compromettere anche il successo del migliore dei formulati.